Concorso fotografico

Durante il periodo di didattica a distanza l’Istituto ha pensato di proporre agli studenti un’iniziativa che li potesse coinvolgere in prima persona e che li aiutasse ad esprimere il loro stato d’animo. Ecco quindi gli scatti prodotti e le foto più votate dai nostri ragazzi.

1° classificato
Nina Perazzi

2^ Liceo Linguistico
Abbiamo vissuto di luce di computer invece che di luce solare e in mezzo a quei libri accumulati, come un muro che ci ha diviso dal mondo esterno, ma anche protetti, la scuola è stata un’àncora nel ritmo quotidiano delle nostre vite.

2° classificato
Florenzano Riccardo

4^ Liceo Scientifico
In questo periodo senza colori, non si ha la percezione dello scorrere del tempo, come quando si attraversa una lunga galleria che sicuramente finirà, ma non sappiamo quando, poiché non si vede l’uscita.

3° classificato
Scintu Eleonora

4^ Liceo Scienze Umane
La sicurezza di avere un appoggio in un momento difficile

Ecco tutte le foto dei partecipanti

1

Con il lockdown ci siamo abituati ad aprire spesso una porta che soddisfa la nostra golosità, piuttosto che la porta che ci permette di scoprire nell’intimità della nostra solitudine il senso pieno della vita.

2

La mia stanza,il mio mondo: vivo, mangio, dormo,
studio, gioco e sento gli amici. Qui sto bene, mi sento al
sicuro, con le mie certezze. Osservo il mondo
dall’interno con lo sguardo rivolto al mio futuro, con la
voglia di ricominciare, ma con ansia mi chiedo “tornerà
tutto come prima?”

4

In questo periodo senza colori, non si ha la percezione dello scorrere del tempo, come quando si attraversa una lunga galleria che sicuramente finirà, ma non sappiamo quando, poiché non si vede l’uscita.

5

Ho deciso di scattare la foto di un motorino che aspetta di partire al semaforo rosso perché rappresenta esattamente le sensazioni che sto provando durante questo periodo. Infatti è come se fossi in attesa di un via libera per poter ricominciare a vivere la normalità di ormai più di un anno fa, è come se ci fosse qualcosa da raggiungere: un obbiettivo, un traguardo, il tutto ostacolato da un “semaforo rosso”.

6

Una strada deserta, una Milano impensabile “E’ il lockdown”. Il virus ha stravolto la vita di tutti, arrecando ingenti danni alle persone e all’economia. Di fronte a noi un raggio di sole che porta la luce e la speranza di uscire da questo periodo buio e di ritornare alla nostra normalità.

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Divieti e restrizioni hanno chiuso in gabbia la mia normalità e la mia quotidianità.

8

In questo periodo ho provato tristezza, angoscia e paura di non farcela. Qualsiasi cosa guardavo perdeva la sua bellezza, i colori scomparivano e le persone anche se vicine sembravano irraggiungibili. Tutto ciò mi ha creato una sensazione di solitudine e di vuoto.

9

Una scrivania, un computer su cui abbiamo impostato un nuovo modo di fare scuola, una stanza da letto che piano piano è diventata il nostro mondo sicuro da cui è difficile staccarsi.

10

La nostra vita è stata sconvolta dal virus. Simbolo della famiglia una tavola imbandita, ma di sola frutta. La pera simbolo del conforto e dell’agiatezza in cui rischiamo di rifugiarci in questo periodo (nelle nostre case). La mela simbolo di trasgressione che vorremmo agitasse la monotonia della nostra vita

11

Come le mie scarpe vorrei correre fuori dalla scatola, ma sono chiuso, come loro nella mia scatola, la mia casa.

12

La voglia di tronare in strada con gli amici e consumare i palloni

13

Guardo l’esterno di mille colori attraverso uno schermo bianco e nero, poichè l’umanità è stata avvolta dall’invisibilità.

14

“ROSSO” la sensazione di essere imprigionati

15

>Vedo davanti a me una strada vuota che mi allontana da tutto, così io volo e mi avvicino a nuovi mondi attraverso la lettura

16

In un periodo in cui ogni giorno sembra sempre più monotono tutto può sorprendermi, persino la semplicità di un timido raggio di sole.

17

Non avevo mai pensato che le stazioni ferroviarie fossero dei posti magici fin quando non è arrivata la pandemia. La Stazione Centrale di Milano vuota fa quasi effetto diventando un luogo  in cui vivono i fantasmi dei ricordi e degli addii. 

18

Ho deciso di scattare questa foto perché da quando ci siamo ritrovati in questo momento particolare di pandemia molte azioni che prima mi sembravano pura fantasia adesso sono diventate la realtà di tutti i giorni, uno di queste é appunto l’uso della mascherina che in questo periodo simboleggia molto e adesso entrare in casa e appenderla al muro é per me un’azione quotidiana e normale.

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Il murales che ho fotografato a Milano in zona Navigli, riprende una vecchia pubblicità della Coca Cola con lo slogan “Everyday is a 6 people celebration” e una famiglia di sei persone seduta a tavola con le mascherine. Un’opera che fa riflettere su come è stata sconvolta la nostra quotidianità.

21

Nell’ultimo anno le semplici azioni che si compivano ogni giorno, quasi senza pensarci, si sono modificate: apparentemente sembrano simili, ma in verità è tutto differente. Ci si è dovuti adattare a una nuova routine che richiamava la precedente, come se la stessimo guardando attraverso un filtro; è una quotidianità in bianco e nero che presto si spera torni a colori.

22

Questa quarantena ho riscoperto la scrittura. Ho preso un quadernino, una matita e i miei occhiali e ho messo giù tanti pensieri. Ho inventato storie, composto canzoni e appuntato semplici frasi, conoscendo, ogni volta, qualcosa di nuovo su me stessa.

23

Apparteniamo
alle nostre quattro mura,
e solo un angolo di mondo,
là fuori,
si lascia guardare.
Torneremo a toccarti.
Torneremo a viverti.

25

Prima il tempo non bastava mai, una mattina mi sono svegliata e per un anno l’unica costante è stata il tempo, che paradossalmente ha scandito tutte le altre mancanze.

26

In questa foto si riesce a vedere il paesaggio ma non lo si può raggiungere a causa della rete che impedisce il passaggio. Allo stesso modo mi sento io: bloccata da una rete che mi impedisce di vivere le mie giornate nel modo in cui vorrei.

27

Quando vado in giro devo sempre ricordarmi la mascherina sopra il naso, ci sono occhi ovunque!

28

Ci è stato imposto di confrontarci con una realtà distorta, del tutto contrastante rispetto alla nostra consuetudine. Non stiamo vivendo nella concretezza del mondo reale bensì esclusivamente nel suo illusorio riflesso.

29

Ho scelto di usare questa foto perché, in questo periodo di continui isolamenti dal resto del mondo, l’unica cosa che mi ha fatto sentire come fossimo ancora nella “normalità” sono state le videochiamate con i miei amici.

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Abbiamo vissuto di luce di computer invece che di luce solare e in mezzo a quei libri accumulati, come un muro che ci ha diviso dal mondo esterno, ma anche protetti, la scuola é stata un’àncora nel ritmo quotidiano delle nostre vite.

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Zona arancione sul Lago Maggiore

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La foto rappresenta le sensazioni contrastanti durante il lockdown. Da una parte c’è un periodo grigio caratterizzato da momenti tristi e di sconforto che si alterna a periodi di speranza in cui tutti assume un colore e rinasce come un fiore.

33

In questo periodo di pandemia l’unico modo in cui ho potuto vivere la realtà è stato attraverso lo schermo del computer con immagini piatte e senza colore… ma basterebbe rivolgere lo sguardo verso una finestra per vedere una piccola parte di realtà a colori.

34

I rami secchi, come la vita e le relazioni in questo momento, dove tutti siamo separati da uno schermo; allo stesso tempo è però presente la luce, fonte di speranza per un nuovo inizio.

35

Per me questa foto rappresenta una delle mie più grandi passioni: viaggiare. Ho sempre amato stare ore e ore in aereo ad immaginarmi come sarebbe stato il nuovo paese che avrei visitato, purtroppo questa situazione ci ha tolto tutte le belle emozioni che un viaggio regala

36

È complicato trascorrere le giornate tra le mura di casa, senza vedere gli amici o praticare il proprio sport. Questa foto rappresenta l’attesa, dietro le sbarre di un balcone, di tornare alla vita prima della pandemia.

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In questo periodo di pandemia mi sono appassionata molto all’arte; purtroppo i musei sono chiusi, allora ho trovato questo arazzo in una mia casa di vacanze, e ho deciso di osservarlo e analizzarlo come avrei fatto con un quadro in un museo.

38

La foto ha lo scopo di rappresentare questo loop infinito di giornate che mai come ora sono tutte uguali. Giornate passate quasi esclusivamente studiando, seguendo video lezioni, facendo pause caffè di tanto in tanto e passate soprattutto ad ascoltare la musica che aiuta a distrarsi dalla situazione attuale nella quale ormai qualsiasi tipo di apparenza non ha più un senso come truccarsi per uscire ma poi ci si ricorda che si indossa una mascherina e che nessuno ci vedrà il viso cosi il tempo usato per prepararsi è solo uno spreco e non si da più importanza a nulla.

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In questi giorni di Covid-19 io me la prendo comoda

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Vincere il covid: il desiderio che tutti abbiamo in questo periodo

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La sicurezza di avere un appoggio in un momento difficile

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Quest’immagine simboleggia la mia  quarantena, nella quale nonostante la situazione fosse difficile la compagnia dei miei animali mi ha regalato momenti di conforto.

43

Credo che questa foto possa essere un’ottima metafora per la situazione attuale poiché le nuvole, come una cappa che imprigiona, rendono la visione meno nitida e quasi offuscata lasciando che la visione sia quindi sovrastata dal buio. Nonostante ciò si può percepire comunque una prospettiva che porta a un luogo più lontano ma anche più luminoso.

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Questa foto, che ritrae i primi piani dell’edificio Unicredit, quasi attraversato dalle rotaie del tram, è un simbolo di Milano. Ho scelto un’immagine mossa, sfocata e composta da colori diversi, perchè questa confusione è la stessa di ogni giorni, culmine di una vita in attesa di un futuro migliore. Perchè dopo la tempesta c’è sempre il Sole.

45

La confusione, non solo mentale, con cui convivo da un anno.

46

Questa foto rappresenta la pigrizia delle persone nonostante la possibilità di uscire

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La forza della vita nella meraviglia di questo albero: nonostante la fatica continua comunque a fiorire.

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Ho paragonato queste giornate ad un puzzle del quale non sono più in grado di mettere insieme i pezzi. Non resta che attendere e dormirci sopra, affidando tutte le mie speranze ad un raggio di sole che  illumina i miei pensieri.

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Milano come il resto del mondo. La pandemia ha colpito tutti i paesi del mondo. Solo l’impegno comune ci ha consentito di affrontarla e di ottenere i vaccini per sconfiggere la malattia.

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Tutti vorremmo bruciare il COVID. Questo momento è una prigione: non poter fare le azioni quotidiane, non poter vedere i nostri amici, i nostri nonni, non poter vivere… Nella mia foto, ho bruciato la mascherina per cancellare le prove di questo momento che ci fa soffrire.

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Questa foto rappresenta le domande che mi pongo quotidianamente riguardo a questa pandemia e alle quali raramente trovo risposta.

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Ripartiamo da qui!

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Questo è il ristorante di mio padre giorno dopo giorno, dopo il NO agli assembramenti. Andare a mangiare fuori con parenti ed amici rappresenta un momento di festa, di serenità. Un ristorante vuoto trasmette molto delle sensazioni che la pandemia ha suscitato per una grande grande quantità di persone.

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In un mondo in cui vigono solo le video-lezioni io mi focalizzo su un unico oggetto, ormai, forzatamente, parte integrante della mia vita: il computer.Tutto il resto rimane sfocato.

57

Le nostre vite in questo momento sono come una vallata deserta, desolata ed immersa nella solitudine. Tutto sembra inanimato e silenzioso, come in questa valle di montagna. Le vie delle nostre strade e delle nostre città sono deserte, i negozi sono chiusi e la vita sociale è annullata.

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La bellezza è presente nelle piccole cose e bisogna essere capaci di vederla anche quando si è avvolti dall’oscurità

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La mia unica salvezza durante il lockdown

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Quanto è strano che emozioni e momenti provati e vissuti, ai nostri occhi, risultano inizialmente superflui ma successivamente ne cogliamo il valore nascosto solo tramite lo scatto di una fotografia. Ecco proprio adesso mi rendo conto di quanto davo per scontato un abbraccio di mia nonna.

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La mascherina non basta neanche per una scultura di marmo

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