La commedia della vanità – spettacolo e incontro con gli attori

Lo spettacolo

Mercoledì 22 gennaio la nostra classe V linguistico accompagnata dalle professoresse di tedesco Monferini e Racanati si è recata al teatro Piccolo Teatro per assistere alla messa in scena dell’opera “La commedia della vanità”, scritta tra il 1933 e 1934, dallo scrittore bulgaro Elias Canetti, la cui lettura è stata oggetto dei compiti assegnatoci durante le vacanze estive in quanto l’autore è uno scrittore di lingua tedesca.

La commedia narra di una società costretta a vivere, senza alcun apparente motivo, priva di qualsiasi mezzo che possa mostrare la propria immagine (specchi, fotografie e ritratti): le autorità hanno il compito di vigilare sui cittadini e di arrestare e perfino condannare a morte chiunque venga sorpreso in possesso di un oggetto qualsiasi, che possa essere utilizzato per ammirarsi. All’emanazione della legge, il popolo si scopre euforico e attratto da questo cambiamento al punto da gettare nel grande falò tutto ciò che più li rappresenta (foto d’infanzia e di parenti, ritratti dell’amato, specchietti da trucco): nel corso dell’opera si assiste però al cambiamento dei personaggi, che passano da uno stato di totale curiosità ed eccitazione ad uno stato di alienazione da sé che sfiora il margine della follia. L’autore fa trasparire questo aspetto cambiando i nomi di alcuni personaggi passando da un nome proprio di persona ad un nome comune, spersonalizzando così l’individuo, ormai assuefatto dalla mancanza di un -io- veramente identificativo.

Durante la visione dello spettacolo a teatro, ci sono sorte molte domande, poiché in diversi momenti abbiamo faticato a comprendere veramente il linguaggio di Canetti ma soprattutto quello scelto dal regista. Fortunatamente abbiamo poi avuto la possibilità di incontrare personalmente alcuni attori, che sono venuti in classe, per confrontarci sul testo e la messa in scena.

In classe con gli attori

Gli attori, tra cui Michele Dell’Utri e Simone Francia, ci hanno subito coinvolto in una discussione alimentata dalle nostre domande. È stato sorprendente scoprire il lavoro intercorso tra la lettura e l’effettiva rappresentazione: la compagnia teatrale è stata in grado di mantenere una certa fedeltà al testo ma “con giudizio”, in modo tale da entrare in contatto con un pubblico non appartenente al contesto storico dell’autore.

Nonostante il tema iniziale del dialogo fosse lo spettacolo, è stato poi inevitabile trasportare su di noi, nel nostro presente, le domande sorte a proposito dell’identità:

l’-io- esiste solamente nel momento in cui si specchia? L’immagine corrisponde all’essenza? L’identità si limita al giudizio di altri?

Il rischio di cedere alla considerazione della propria immagine come unico elemento in cui identificarsi, è enfatizzato dall’ingombrante presenza dei social network nella vita di tutti i giorni. Attraverso l’utilizzo sempre più frequente di queste piattaforme, sulle quali vengono pubblicati anche i momenti più personali, si innesca l’idea secondo la quale si può conoscere interamente l’identità di un individuo.

Una volta conclusa la discussione gli attori non hanno fornito una soluzione pronta per le nostre domande, ma hanno suggerito un metodo di giudizio per assumere una posizione critica davanti alla quotidianità.

© IMC. Tutti i diritti riservati.