L’isolamento ci ha insegnato che nessuno cresce da solo

Banco Alimentare 2021

Perché invitare gli studenti alla giornata nazionale della colletta del Banco alimentare?
La prudenza vorrebbe che tali iniziative, in un momento di emergenza sanitaria delicato tanto per la scuola quanto per la società, rimanessero fuori dall’ambito strettamente didattico. Se pensiamo poi a quest’ultimo e ai recenti dati Invalsi, tutto sembrerebbe suggerire di lasciar perdere, non “por tempo in mezzo” e recuperare i programmi, quel che non si è riusciti a fare e che pure nei nostri documenti è previsto.
Tutte ragioni assolutamente valide, buone e giuste. Eppure i docenti della nostra scuola hanno voluto proprio proporre questo gesto di carità a tutti gli iscritti delle nostre scuole superiori, per quanto in libertà, senza che nessuno si sentisse costretto a venire.
Già, perché la proposta non è stata semplicemente quella di raccogliere qualche genere alimentare da donare al Banco il giorno della colletta. La proposta è stata invece quella di dedicare parte del proprio tempo libero ad unirsi ai volontari del Banco per informare della colletta davanti ai supermercati, raccogliere quanto le persone intendevano donare, sistemarlo negli scatoloni che poi sarebbero stati ritirati dai responsabili della realtà benefica che da anni contrasta lo spreco di cibo e aiuta chi non ha. Non semplicemente “fare del bene”, ma spendere del tempo. Gratuitamente. È qualcosa di diverso e, forse, di più. I ragazzi non hanno consegnato materialmente pasti ai poveri. Hanno speso del tempo, del loro tempo libero (il sabato mattino, per lo più!). E lo hanno speso insieme ai loro professori. Un qualcosa di “inaudito”.
Un qualcosa a cui non si era più abituati dopo quasi due anni di didattica a distanza.
Eppure proprio l’isolamento ci ha insegnato che nessuno cresce da solo. Nessuno sviluppa la sua personalità nel chiuso della propria stanza. E insieme, l’isolamento e la didattica a distanza hanno fatto emergere prepotentemente un dato a cui non avevamo prestato abbastanza attenzione fino a prima dello scoppio della pandemia: la scuola non è il luogo dove qualcuno di titolato (il docente) eroga ad altri (gli studenti) delle informazioni che questi devono limitarsi a ripetere. E possibilmente bene. Per tutto questo potrebbe anche solo bastare la Dad. La scuola è innanzitutto una comunità di adulti e giovani insieme. Dove si cresce insieme. Dove si scopre, attraverso anche la trasmissione di informazioni, contenuti e conoscenze, che non si sviluppa nessuna personalità nell’isolamento degli uni dagli altri. Il fatto che tanti dei nostri alunni abbiano aderito a questo invito e abbiano innanzitutto speso gratuitamente del tempo per gli altri (accogliendo una signora anziana all’ingresso del supermercato, dando ad una famiglia un volantino che spiega cos’è la colletta alimentare, ritirando da uno sconosciuto il sacchetto con la spesa) ha riempito di commozione anche noi insegnanti. Anche noi, dopo questo lungo periodo di pandemia, abbiamo riscoperto dai nostri ragazzi all’opera in una mattina di un sabato di novembre che l’esigenza di “darsi” è propria della nostra natura. E che nessuno diventa pienamente una persona se non offre qualcosa di sé, se non si dona.
Ecco perché uscire dalla stretta didattica e invitare alla giornata nazionale della colletta alimentare. Ecco perché non limitarsi ad istruire, ma educare. A cosa serve la comunità scolastica se non a questo.
Altrimenti basterebbe la lezione da remoto. 

Sabato mattina siamo stati impegnati nell’aiutare il prossimo collaborando alla Colletta Alimentare. Nel corso di questa mattinata abbiamo compreso i valori dell’altruismo e della condivisione e ci siamo resi conto di come delle semplici azioni e piccoli gesti possano aiutare così tante persone in difficoltà. È stata un esperienza costruttiva e toccante; nel nostro piccolo siamo riusciti a regalare un sorriso a molti bambini e famiglie in difficoltà.  È stato bello vedere come tutti hanno aiutato aderendo a questo progetto con un sorriso, anche chi all’apparenza potesse sembrare più in difficoltà di altri. 

Sara Scafetta e Guglielmo Bionda – V Liceo Scientifico

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