Giorno del ricordo – 10 feb. 2022

Il 10 febbraio di ogni anno, a partire dal 2004, l’Italia ricorda i martiri delle foibe e l’esodo di circa 350 mila istriani. Quel giorno, nel 1947, le terre del confine orientale passarono infatti alla Jugoslavia di Tito. Per centinaia di migliaia di connazionali si aprì l’alternativa: o rimanere italiani e cercare un nuovo futuro lontano da casa ma entro i confini nazionali, oppure diventare cittadini jugoslavi e accettare di vivere sotto la dittatura comunista del Maresciallo Tito.

Molte famiglie abbandonarono in fretta e furia e in pochi giorni le proprie case, imbarcandosi su di una nave che da Pola o da Trieste salpasse alla volta dell’Italia. Molte famiglie abbandonarono tutto e, spesso, anche loro congiunti, rinunciando così definitivamente alle loro ricerche. Questo perché a partire dal 1943, ovvero dalla caduta del fascismo, molti connazionali di quelle terre furono perseguitati, con sequestri e uccisioni per la sola colpa di essere italiani.

I partigiani slavi sotto lo guida di Tito, infatti, perseguivano l’obiettivo di annettere quella porzione di territorio italiano che, dalla Dalmazia al fiume Tagliamento, avrebbe potuto garantire il controllo di importanti siti, come per esempio il controllo del porto di Trieste e di Monfalcone, che avrebbe rafforzato anche economicamente il progetto politico di una egemonia comunista su quella parte d’Europa.

Così, decine di migliaia di italiani tra il 1943 e il 1945 furono infoibati, cioè torturati e gettati nelle cavità carsiche al solo fine di de-italianizzare il confine orientale e affrettare l’avanzata del comunismo dall’est all’ovest del vecchio continente. Tra quei connazionali infoibati e mai più ritrovati si contano anche sette parenti stretti di Pietro Tarticchio, l’autore del monumento recentemente inaugurato in piazza della Repubblica, a Milano, che i nostri ragazzi di V Linguistico hanno incontrato ieri mattina in occasione della cerimonia di commemorazione.

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