Come lo studio cambia il nostro modo di guardare i film

Cari lettori, studenti o appassionati delle scienze umane, nell’articolo che state per leggere vi presenteremo i nostri compiti delle vacanze invernali, per i quali dovevamo analizzare due film, Shutter Island e Psycho.

Lo scopo era di riuscire a trovare collegamenti con le tre istanze che, per Freud, compongo la psiche umana, di cui le due più autoritarie sono il Super-io – istanza che contiene tutte le leggi e i divieti, consci e inconsci, appresi dall’educazione familiare e sociale ricevuta e che ormai fanno parte della nostra mentalità – e L’Es – istanza inconscia che contiene tutti i nostri istinti, desideri e pensieri che vanno contro la nostra etica e di cui non abbiamo un controllo cosciente. Queste due istanze sono in continuo conflitto ed hanno una significativa influenza sulla parte conscia della nostra mente, tanto da avere la capacità di allontanare dei contenuti (ricordi o azioni) dalla nostra parte cosciente perché ritenuti scandalosi, inaccettabili e inguardabili; questo il fenomeno viene da Freud chiamato rimozione, di cui vi daremo esempio più avanti. La rivalità fra Super-io ed Es crea nella nostra psiche la terza ed ultima istanza: l’Io, parte cosciente che altro non è se non la nostra personalità e risultante del conflitto tra le altre due.

Fatta questa premessa possiamo iniziare la nostra analisi (ATTENZIONE SPOILER) raccontandovi le analogie riscontrate nel film Shutter Island.

Il film del 2010 è ispirato al romanzo del 2003 L’isola della paura di Dennis Lehane. Il film è ambientato nel 1954, li agenti federali Teddy Daniels e la spalla Chuck Aule devono investigare sulla misteriosa scomparsa di Rachel Solando, paziente del’Ashecliff Hospital, sull’isola di Shutter, specializzato nella cura di criminali malati di mente. Dopo molte ricerche ed enigmi si scopre, con un grande colpo di scena, che Teddy è uno dei pazienti più pericolosi del ospedale e che tutta la storia a cui lo spettatore ha creduto all’inizio del film altro non è se non il frutto di tutta la parte inconscia della sua psiche. Si scopre dunque che il protagonista ha sparato alla moglie, affetta da una grave forma di psicosi maniaco-depressiva, a seguito dell’assassinio, commesso da quest’ultima, dei loro tre figli.

In questo film, a partire dalla nostra interpretazione, il fenomeno della rimozione è più evidente e in cui il linguaggio del inconscio, composto da lapsus, sogni e allucinazioni che di continuo tormentano il protagonista, è più chiaro ed esplicito. Il film inoltre mostra la differenza dei metodi di cura dei malati, metodi che sono al centro della critica freudiana: la psichiatria di metà ‘800 trattava i pazienti con metodi prefissati, attraverso i quali i sintomi venivano catalogati invece che essere compresi. Inoltre le malattie mentali erano considerate in parte fisiologiche, tanto da utilizzare metodi come la lobotomia: intervento di psico-chirurgia, che consisteva nel recidere le connessioni della corteccia pre-frontale del cervello, il cui risultato era il cambiamento radicale della personalità di chi ne era stato sottoposto.
Freud si oppone con decisione a questi metodi, perché ogni sintomo è un segnale di aiuto, un cartello stradale che mostra la direzione da seguire, non semplicemente una voce del grande elenco di sintomatologie.

Il secondo film che abbiamo visto è il famoso Psycho, diretto da Alfred Hitchcock. (ATTENZIONE SPOILER) Il film inizia con il furto di quaranta mila dollari da parte della protagonista Marion. Nella fuga la protagonista farà sosta al Motel di Norman Bates, dal quale però non farà più ritorno a casa, essendo stata uccisa dalla madre del padrone di casa – o almeno, così ci fa credere Hitchcock.

Dall’ufficio in cui Marion lavora partono le disperate ricerche sia della ragazza sia dei soldi che essa ha portato con sé, ma anche l’investigatore privato assunto dall’agenzia, una volta arrivato al Motel, non ne farà mai più ritorno. A questo punto la sorella e l’amante di Marion, seriamente angosciati dalla scomparsa di quest’ultima, decidono di iniziare a cercarla insieme. L’unione delle loro forze e la tenacia con cui desiderano scoprire cosa sia accaduto alla ragazza, gli permettono di scoprire una verità scioccante e impensabile: la madre di Norman Bates, fin’ora ritenuta dallo spettatore spietata assassina, è morta da molto tempo e il padrone del Motel è gravemente malato, affetto da un disturbo multiplo della personalità, ragione per cui nella sua psiche coesistono due personalità differenti di cui una corrisponde ad una interiorizzazione della figura e personalità della madre di Norman morta, a cui il ragazzo inconsciamente a tratti attribuisce caratteristiche effettive della personalità della madre, a tratti caratteri che rispecchiano ciò che Norman desiderava. Sarà proprio per questo che, quando la personalità della madre prende possesso della psiche di Norman, egli si trasformerà in uno spietato assassino, uccidendo ogni ragazza che possa attrarre Norman e portarlo via dalla madre. Egli desiderava che la madre provasse la stessa gelosia che egli aveva provato nei suoi confronti e che, tempo addietro, l’aveva condotto ad ucciderla. Questo disturbo è sempre causato dalla rimozione; la mente di un malato infatti crea una o più personalità parallele per confermare una verità inventata, creata, ma comunque meno dolorosa per l’Io. I collegamenti con le tre istanze però non sono solo relativi con il personaggio di Norman ma anche alla protagonista Marion che dopo essere scappata con il denaro, azione forse istigata dall’Es, durante il suo viaggio avrà moltissimi sensi di colpa, sicuramente sorti dal suo Super-io, per aver infranto il divieto inconscio di non rubare.

Svolgere questi compiti è interessanti per chiunque sia interessato alla materia quindi sia noi studenti che voi lettori. Mostrano quanto il nostro inconscio sia una regione della mente viva e ribollente con continui movimenti psichici; ma soprattutto dimostrano di quanto la coscienza, per citare una frase di Freud, non sia affatto padrona in casa propria.

Arrivati alla fine di questo articolo vi chiediamo cari lettori di formulare vostre teorie, perché un fatto che abbiamo scoperto studiandola in classe è che la psicanalisi si impara a partire da se stessi.

Anna Siviero
Carlo Filippo Andreo
Seconda LICEO delle SCIENZE UMANE

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